lunedì 11 giugno 2012

Calamite, ascensori, e la fine del mondo

Era la fine del mondo. No, non in senso figurato. Era la fine del mondo sul serio. Tra un paio d'ore, minuto più minuto meno (non che avesse ormai molta importanza), un asteroide si sarebbe schiantato sulla Terra, in un'area compresa tra il Nord Africa e il mare Mediterraneo, secondo quanto calcolato dai principali osservatori astronomici mondiali.

La scoperta del corpo celeste di prossima collisione col nostro pianeta era merito, o forse sarebbe stato meglio dire colpa, di un solitario osservatore, un anziano austriaco appassionato di astronomia, che fino a quel momento si divertiva a passare le nottate estive a osservare il cielo col proprio telescopio, forse per evitare i continui rimbrotti della moglie, una donna che non amava più da anni. L'anziano si era fatto beffe di numerosi osservatori sparsi per l'Europa, individuando un punto luminoso inedito nella mappa stellare. A questo punto sarebbe il caso di specificare che, per quanto decenni di film di fantascienza ci abbiano lasciato credere che il cielo intorno a noi sia perennemente sotto osservazione, la realtà è molto più inquietante: la porzione di universo che riusciamo a controllare con i nostri mezzi tecnologici è davvero limitata, e non stupisce più di tanto che un solitario "amatore", dotato di pazienza e anche di molta fortuna, abbia scovato ciò che decine di telescopi di ultima generazione non sono stati in grado di vedere. Non possiamo in questa sede rendere conto prima delle reazioni dell'austriaco, e poi della difficoltà nel contattare qualche eminenza del campo scientifico disposta a credergli, fatto sta che nel giro di qualche ora i telescopi erano stati riallineati, si erano susseguite febbrili riunioni e teleconferenze tra esperti (dove, per una volta, erano state messi da parte antipatie e dogmi scientifici contrapposti), ed erano infine stati contattati i governanti dei principali stati del mondo. Le conclusioni degli esperti non lasciavano molto spazio all'interpretazione: fra quarantotto ore si sarebbe verificato l'impatto, e niente poteva impedirlo.

L'asteroide era molto più grande di quello che si ipotizzava avesse determinato l'estinzione dei dinosauri, e nonostante i sessantacinque milioni di anni di evoluzione trascorsi nel frattempo, gli esiti del prossimo evento non avrebbero avuto conseguenze molto diverse rispetto al genere umano. Quelli che non sarebbero morti direttamente a causa dell'impatto, non avrebbero comunque potuto sopravvivere alle terribili condizioni ambientali dei giorni e delle settimane successivi.
Vista l'impossibilità di trovare una qualsiasi soluzione a questa crisi planetaria, si era deciso di diffondere l'informazione alle popolazioni l'indomani mattina stesso, in modo che ognuno potesse decidere al meglio come trascorrere le ultime ore di vita.
Non ne erano seguiti rivolte, proteste o particolari atti violenti, d'altra parte che senso avrebbero avuto? Dopo lo stupore iniziale, nella gente era subentrato un sentimento di fatalismo, misto a depressione e alla serenità di chi accetta il proprio destino. Era stato anche il momento di celebrità dell'anziano austriaco. Una celebrità di cui probabilmente avrebbe fatto a meno (e non solo per le interviste cariche di livore e risentimento a cui aveva dovuto sottoporsi), e che comunque era durata anche meno del previsto, visto che già all'ora di pranzo del giorno in cui era stata data la notizia l'anziano era stato ucciso da un fondamentalista religioso che si era poi suicidato. Non si era però capito se il suddetto estremista pensasse che l'austriaco fosse un messia, la reincarnazione di Cristo, un messaggero di Satana, o Satana stesso. Ma neanche questo aveva molta importanza, giunti a questo punto.

Teo e Nina si conoscevano da tempo. Erano come calamite. Bastava che i loro campi magnetici entrassero in contatto per scatenare un'attrazione senza pari. Ma se per un qualsiasi motivo i poli si invertivano, la repulsione era altrettanto potente. In più erano scarsamente coordinati, anzi, non erano coordinati per niente. Quando Teo era libero, Nina era sempre alle prese con qualche improbabile avventura sentimentale, e viceversa. Passavano dal desiderarsi al detestarsi, soprattutto per le reciproche scelte in fatto di partner. Insomma non un solo bacio era ancora intercorso tra i due. La fase che stavano vivendo quando l'asteroide aveva fatto la sua apparizione sulla scena era decisamente "no". No perchè Teo era in rottura prolungata con l'universo femminile, mentre Nina, per le notizie che erano giunte a Teo, pareva invece alle prese con uno dei suoi tormentati amori che stava però resistendo più degli altri. Vuoi per lo stato d'animo del ragazzo, vuoi per le vicissitudini della ragazza, che scoccasse la tanto attesa scintilla tra i due sembrava ora più improbabile che mai.

L'ascensore si aprì. Qualcuno lo aveva prenotato dal terzo piano. Teo era in ritardo. Non si capacitava di come potesse essere in ritardo anche il giorno della fine del mondo, ma si sa, certe abitudini sono dure a morire. Ora capiva fino in fondo il senso del detto "il tempo perso non si recupera". In tutto il pianeta erano stati organizzati eventi per festeggiare la fine. Eventi di tutti i tipi, dai rave ai raduni di preghiera. Non restava che festeggiare. Teo aveva scelto di aspettare l'arrivo dell'asteroide a casa di amici, bevendo, ascoltando musica e ricordando i bei tempi andati, come fosse un capodanno qualsiasi. Un capodanno triste. Avrebbe voluto un epilogo diverso, ma non aveva avuto né la forza né la fantasia di pensare a qualcosa di alternativo. Non sarebbe cambiato niente, loro stavano in quella parte di mondo che non avrebbe neppure sofferto, tanto veloce sarebbe sopraggiunta la fine. Ormai mancava poco più di mezzora all'impatto, poi come si sarebbero svolte le cose nessuno lo sapeva di preciso, era la prima (e l'ultima) volta che gli scienziati potevano mettere alla prova i propri modelli teorici, anche se in quell'occasione nessuno ci teneva a dimostrare la correttezza dei propri studi. Il ragazzo si ridestò da una fantasia che lo stava totalmente assorbendo quando davanti agli occhi gli apparve Nina. L'incontro in quell'ascensore era così improbabile che ci mise un po' più di un attimo a riconoscerla, tanto che stava già per chiedere alla ragazza qual era il suo piano di destinazione.

- Nina? Sei tu? Cosa ci fai qui?
- Teo...?

Anche Nina ebbe bisogno di qualche secondo per razionalizzare. Un po' la sorpresa, un po' la testa che era ancora sintonizzata su pensieri del tutto differenti. Se si trovava lì, nell'ascensore, era perchè fino a pochi secondi prima stava litigando con il suo tormentato amore che abitava proprio in quel condominio. Non che si fossero proprio lasciati, ma di certo non c'era neanche più il tempo per fare pace. Che senso aveva litigare e incazzarsi il giorno della fine del mondo, si stava chiedendo Nina, e quasi le era scappato un sorriso, dopo aver sbattuto la porta di casa, al pensiero che lei era fatta così, prendere o lasciare, e non sarebbe cambiata neppure se fosse stata inviata al cospetto di Dio. Un dio sadico, o menefreghista, vista la situazione.

- Dove vai?
- Non lo so. Pensavo sul tetto. Tu?
- Quinto piano. Amici.
- Sei il solito.
- Perchè?
- Il coraggio. Chi non ce l'ha non se lo può far venire. La fine del mondo e tu te ne stai a casa con gli amici.
- Perchè sul tetto cambia qualcosa?
- Non dovevo neanche essere qua. Ma a questo punto voglio vedere la morte in faccia.
- Sei sempre così tragica.
- Meglio tragica che noiosa.
- Va bene. Mi hai convinto. Tetto sia.

E tetto sarebbe stato, se l'ascensore non avesse deciso di bloccarsi a un paio di metri dal traguardo.

- E adesso?
- Non riparte.
- Chiamiamo l'assistenza?
- Ah. Ah. Ah.
- Lo so, era una brutta battuta.
- Che sfiga che abbiamo.
- Forse la vicinanza dell'asteroide sta iniziano a compromettere il campo elettromagnetico terrestre.
- Da quando sei uno scienziato? No no, questa è proprio sfiga.

Neanche il tempo per Nina di pronunciare queste parole, che andò via anche la luce.

- L'hai chiamata.
- Ho un conto in sospeso con lui, lassù. Ma tanto risolviamo presto.
- Rieccoci col vittimismo cosmico...
- Vittimismo cosmico?! Stiamo per morire per colpa di un cazzo di asteroide, dov'è il vittimismo?
- Va bene. Hai ragione tu. Hai vinto tu.
- Smettila di darmi ragione. Mi dai sempre ragione. Quanto mi fa incazzare. E poi non ho vinto un cazzo. Sono bloccata in ascensore al buio con il peggior pallemosce della storia.
- Odio litigare, va bene? Lo odio e lo sai. Lo sai e hai sempre cercato di farmi sbroccare. Che gusto ci provi?
- Mi diverte. Non puoi essere sempre così compassato. Finisce il mondo e tu ti dai all'understatement britannico? Ma vaffanculo, va!
- Perchè invece è meglio darsi agli isterismi, no?
- Io almeno le emozioni me le vivo.
- Tu, almeno, ne hai sempre avuto la possibilità.
- Le possibilità me le sono create.
- Le tue. Senza lasciare spazio agli altri. Le tue hanno sempre occupato tutto lo spazio disponibile.
- Di cosa stiamo parlando?
- Come di cosa? Di noi, è ovvio.
- Ah, ecco. Ora. Ora vengono fuori le cose. Ci voleva la fine del mondo.
- Tu, tu, tu. Tu e i tuoi scleri, c'era mai stata l'occasione prima?
- Potevi cercartela. Se ci tenevi.
- Lo sapevi che ci tenevo. L'hai sempre saputo.
- Io non so niente. So delle persone in base a quello che le persone fanno. Fanno, hai capito?
- Ma cosa vuoi che facessi, se non eri impegnata con uno, lo eri con un altro.
- Mi stai dando della troia?
- No. Hai capito cosa intendo.
- Ecco, di nuovo. No, non ho capito. E comunque cosa ti frega degli altri. Non posso stare ad aspettarti. Cosa ti frega degli altri. Sono amici tuoi? Al massimo me la vedo io. Se vuoi una cosa vieni a prendertela.
- Lo sai che non sono fatto così. Potevi concedermi una possibilità.
- E pensi che tutte quelle volte che ti facevo avere notizie di me fosse per caso?
- Sembrava che lo facessi apposta. Sempre quando ero io quello impegnato.
- Certo! Non hai mai avuto le palle di mollare una di quelle sciacquette e venire da me.
- Pensavo che ci sarebbe stato tempo.
- Tanto poi erano loro a mollarti.
- Perchè avevo la testa altrove. Colpa tua.
- No. È colpa tua. Non riesco a capire cosa mi piaccia così tanto di te.
- Che sono figo?
- No, non sei figo. Al massimo carino.
- Tu invece sei bella.
- Lo so... Cristosanto, ma mi baci? Devo supplicarti?
- Volevo farlo da quando ti ho visto entrare in ascensore.
- Volevi e non l'hai fatto. Perchè non l'hai fatto subito? Dio quanto mi fai incazzare.
- Scusa.
- AAAAAH! Non chiedere scusa. Baciami. Dai che non c'è tempo.
- Ti amo. Mi sa che ti ho sempre amato.
- Non esagerariamo. Dammi quel cazzo di bacio.

2 commenti: