Giulia si stava annoiando. No, "si stava annoiando" forse non era l'espressione giusta. A vederla lì, seduta sul letto, in maglietta e mutandine, col ventilatore sparato in faccia e col portatile ormai bollente appoggiato sulle lenzuola di fronte a lei, certo avrebbe potuto sembrare in preda all'uggia. Giulia stava immobile, anche il respiro era rallentato nel tentativo di sudare il meno possibile. Per combattere doveva non combattere. Non sempre però riusciva a trattenersi dallo sbuffare. Le gocce di sudore erano il suo nemico numero uno. Piuttosto sembrava ipnotizzata da se stessa. Mentre fuori di lei il caldo parlava, la avvolgeva, riempiva ogni centimetro cubo di spazio, incancrenendosi nelle piccole intercapedini tra la pelle e gli indumenti che aveva indosso, dentro un guazzabuglio di pensieri si agitava in maniera scomposto, e la agitava. Le stava sudando il cervello, ecco cos'era che sudava e non poteva farci nulla, quasi riusciva a percepire le goccioline che scendevano lungo la corteccia cerebrale. La maionese impazzita. Non sapeva neanche cosa fosse davvero, o come potesse impazzire la maionese, ma le pareva che quel modo di dire sentito chissà dove descrivesse perfettamente lo stato delle cose al momento.
La sera prima aveva fatto un danno. O forse no? Non lo sapeva. Era questo il punto. Non lo sapeva. E non c'era modo di saperlo.