QUI la prima parte.
Guarda il maresciallo. Abbassa lo sguardo verso il pacchetto. Guarda di nuovo il maresciallo.
Mi dispiace. Me n'è rimasta una sola.
Il tono potrebbe sembrare quasi irriverente. Ma è più ironico, quasi amaro. Non sa da dove l'è venuto questo scatto di orgoglio, di ribellione all'ordine costituito. Il maresciallo fa un piccolo cenno con il capo, un gesto raffinato in anni di servizio, un ringraziamento nella sua più piccola forma intelleggibile, e sorride. Sorride, volte le spalle alla ragazza, e si dirige verso la volante. In fondo non era così difficile dire di no, no? Quella terribile voglia di fumare. La ragazza si porta la sigaretta alla bocca, accartoccia il pacchetto e lo rimette in tasca (è sempre l'altra tasca). Recupera l'accendino, ma prima di azionarlo si ferma un attimo a osservare il maresciallo confabulare con il suo giovane collega. Quasi non si accorge di stare dando la prima boccata, incantata com'è dalla visione, mentre riflette sul fatto che non si ricorda neanche una barzelletta sui carabinieri.
Il maresciallo si gira, per un momento gli sguardi si incrociano. La ragazza forse si rende conto solo adesso che la sua è stata una mossa un po' affrettata. Il maresciallo torna a voltarsi, ride fragorosamente, troppo fragorosamente, a una battuta del collega, poi di colpo tace.
Si gira un'altra volta e torna con passo lento dalla ragazza.
Mi scusi, signorina, favorisce un documento?
lunedì 30 gennaio 2012
mercoledì 25 gennaio 2012
Podcast
Una sottospecie, almeno.
La puntata di martedì 24 gennaio, andata in onda alle 23.30 su Città del Capo - Radio Metropolitana, è scaricabile da QUA.
Si è parlato di dentifrici, di cambiare lato della strada, di che fine fanno i personaggi secondari dei film, di discrezione in biglietteria, di Breve storia di (quasi) tutto di Bill Bryson, di guerre su Internet. In più si è letta la prima parte de L'ultima sigaretta è del maresciallo.
Si è ascoltato:
"Down and out in New York City" - James Brown
"Cara" - Lucio Dalla
"Bad day" - Darwin Deez
"Say yes" - Elliott Smith
"Vago svanendo (lasum sté)" - John De Leo
"Dust" - Gonjasufi
"Puzzle with a piece missing" - Gotye
Enjoy!
La puntata di martedì 24 gennaio, andata in onda alle 23.30 su Città del Capo - Radio Metropolitana, è scaricabile da QUA.
Si è parlato di dentifrici, di cambiare lato della strada, di che fine fanno i personaggi secondari dei film, di discrezione in biglietteria, di Breve storia di (quasi) tutto di Bill Bryson, di guerre su Internet. In più si è letta la prima parte de L'ultima sigaretta è del maresciallo.
Si è ascoltato:
"Down and out in New York City" - James Brown
"Cara" - Lucio Dalla
"Bad day" - Darwin Deez
"Say yes" - Elliott Smith
"Vago svanendo (lasum sté)" - John De Leo
"Dust" - Gonjasufi
"Puzzle with a piece missing" - Gotye
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lunedì 23 gennaio 2012
L'ultima sigaretta è del maresciallo - Parte uno
Le porte si aprono. Scende dal treno. Si avvia in mezzo alla gente verso il sottopassaggio. Giunge nella hall della stazione. È nervosa, ha bisogno di fumare una sigaretta. Si guarda intorno, sta aspettando qualcuno. Ha i capelli corti, biondo platino, un principio di ricrescita. È magra, veste un vecchio eskimo, e come si dice in questi casi, sembra un pulcino spelacchiato. Non ha borse o valigie con sé, non ha praticamente nulla. No, in realtà qualcosa ha. In una tasca interna, al caldo, riposa un panetto di hashish.
Non è la prima volta che quella tasca fa da corriere. Deve consegnare il panetto a un ragazzo. Non è il suo ragazzo. Anche se qualcosa in passato, lo ammette, c'è stato. Ora è più una questione di affari. Ma solo perchè è parecchio a corto di denaro.
Ha una terribile voglia di una sigaretta. È poco più che un fantasma, ma le porte scorrevoli rivelano la sua presenza. Esce dalla stazione. Fruga nella tasca (un'altra tasca), e recupera il pacchetto di sigarette. Proprio in quell'istante una volante dei carabinieri rallenta e si ferma parallela al marciapiede, di fronte a lei. Scendono due agenti, una giovane recluta e uno scafato maresciallo.
Lei è rimasta immobile, ipnotizzata dalla scena, sembra un film italiano degli anni Settanta, col pacchetto di sigarette in mano.
Il carabiniere giovane rimane vicino alla macchina, beatamente appoggiato al cofano, lato guidatore, quello anziano si avvicina alla ragazza. Cosa vuole?
Mi scusi, signorina, ha una sigaretta?
È una richiesta cortese, ma ferma. Difficile dire di no. Lo sguardo del maresciallo è di quelli abituati a recepire solo cenni d'assenso. La ragazza apre il pacchetto. Ce n'è rimasta una sola. Di fronte il maresciallo in attesa. Lei ha una tremenda voglia di fumare. E perchè il tizio non arriva? Perchè si trova in questa situazione di merda?
Fine prima parte...
Non è la prima volta che quella tasca fa da corriere. Deve consegnare il panetto a un ragazzo. Non è il suo ragazzo. Anche se qualcosa in passato, lo ammette, c'è stato. Ora è più una questione di affari. Ma solo perchè è parecchio a corto di denaro.
Ha una terribile voglia di una sigaretta. È poco più che un fantasma, ma le porte scorrevoli rivelano la sua presenza. Esce dalla stazione. Fruga nella tasca (un'altra tasca), e recupera il pacchetto di sigarette. Proprio in quell'istante una volante dei carabinieri rallenta e si ferma parallela al marciapiede, di fronte a lei. Scendono due agenti, una giovane recluta e uno scafato maresciallo.
Lei è rimasta immobile, ipnotizzata dalla scena, sembra un film italiano degli anni Settanta, col pacchetto di sigarette in mano.
Il carabiniere giovane rimane vicino alla macchina, beatamente appoggiato al cofano, lato guidatore, quello anziano si avvicina alla ragazza. Cosa vuole?
Mi scusi, signorina, ha una sigaretta?
È una richiesta cortese, ma ferma. Difficile dire di no. Lo sguardo del maresciallo è di quelli abituati a recepire solo cenni d'assenso. La ragazza apre il pacchetto. Ce n'è rimasta una sola. Di fronte il maresciallo in attesa. Lei ha una tremenda voglia di fumare. E perchè il tizio non arriva? Perchè si trova in questa situazione di merda?
Fine prima parte...
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mercoledì 18 gennaio 2012
Il semaforo
Raggiungi il semaforo. Sei di fretta. Devi attraversare. Il semaforo è rosso. Rimbalzi tra un piede e l'altro nell'attesa. Lanci lo sguardo all'altro capo delle strisce pedonali. La vedi. È lei. Sì, non c'è dubbio, è lei. Non pare averti visto. Ti guardi attorno, non c'è posto dove nascondersi. E non hai alternative, devi attraversare quella strada. Fai l'unica cosa possibile, in un amen ti sposti dietro quel grosso tizio col cappotto grigio e la cuffia da pescatore che sta pure aspettando il verde.
Hai meno di un minuto per pensare al da farsi. Pensi. Cosa fai? È sicuro che ti vedrà. Non siamo a uno di quei mega attraversamenti pedonali giapponesi dove in pochi secondi transitano migliaia di persone. Hai mai visto due che si fermano in mezzo a un mega attraversamento pedonale giapponese per salutarsi e scambiare due chiacchiere? La saluti? La saluti e ti fermi. Fai il brillante, lo splendido, un po' di conversazione sugli ultimi mesi. Cosa hai fatto in questo periodo? Era un po' che non ci vedevamo. Sì sì, tutto bene, solite cose, solita vita. Naaah. Non ne sei in grado. Non lo sei e lo sai. La saluti rapido e tiri dritto. Sei di fretta, non hai bisogno di giustificarti, ne di dare spiegazioni. Oppure tiri subito dritto, fai finta di non vederla. Magari lei farà altrettanto. O magari non ti vedrà proprio. Per una volta potrà andarti bene, no?
Verde. Stop ai pensieri. Cappotto grigio si rianima, si mette in marcia come una specie di anziano golem. Ora tocca a te. Ti mantieni dietro di lui, procedendo davvero. Troppo. Lentamente. Quanto sei patetico. Fa niente, pietra sopra. Ancora dieci metri. Guardi il cielo, scie di aerei appena passati. Ti guardi i piedi, forse è ora di comprarsi un nuovo paio di scarpe. Ancora 5 metri. Studi la trama del cappotto del golem. Tieni la visuale occupata. Non cedere alla tentazione. Quanto mancherà? Dai che forse l'hai già passata. L'hai già passata, il golem ti ha protetto e lei non ti ha visto. Grande, cazzo. Ce l'hai fatta. È ora, alzi gli occhi.
È lì, di fronte a te. Proprio di fronte a te. Ma dove? Sul marciapiede, cazzo. Ti ha aspettato sul marciapiede. Ti saluta. E sorride. Questo non lo doveva fare. Non sorriderti con quel sorriso lì. Quel sorriso che ti aveva sciolto già la prima volta, non c'era praticamente stato bisogno di altro. Ma ora tu lo sai cosa c'è dietro quel sorriso. Sai pure quanto male ti ha fatto.
Sì, certo, lo sai, ma adesso?
Hai meno di un minuto per pensare al da farsi. Pensi. Cosa fai? È sicuro che ti vedrà. Non siamo a uno di quei mega attraversamenti pedonali giapponesi dove in pochi secondi transitano migliaia di persone. Hai mai visto due che si fermano in mezzo a un mega attraversamento pedonale giapponese per salutarsi e scambiare due chiacchiere? La saluti? La saluti e ti fermi. Fai il brillante, lo splendido, un po' di conversazione sugli ultimi mesi. Cosa hai fatto in questo periodo? Era un po' che non ci vedevamo. Sì sì, tutto bene, solite cose, solita vita. Naaah. Non ne sei in grado. Non lo sei e lo sai. La saluti rapido e tiri dritto. Sei di fretta, non hai bisogno di giustificarti, ne di dare spiegazioni. Oppure tiri subito dritto, fai finta di non vederla. Magari lei farà altrettanto. O magari non ti vedrà proprio. Per una volta potrà andarti bene, no?
Verde. Stop ai pensieri. Cappotto grigio si rianima, si mette in marcia come una specie di anziano golem. Ora tocca a te. Ti mantieni dietro di lui, procedendo davvero. Troppo. Lentamente. Quanto sei patetico. Fa niente, pietra sopra. Ancora dieci metri. Guardi il cielo, scie di aerei appena passati. Ti guardi i piedi, forse è ora di comprarsi un nuovo paio di scarpe. Ancora 5 metri. Studi la trama del cappotto del golem. Tieni la visuale occupata. Non cedere alla tentazione. Quanto mancherà? Dai che forse l'hai già passata. L'hai già passata, il golem ti ha protetto e lei non ti ha visto. Grande, cazzo. Ce l'hai fatta. È ora, alzi gli occhi.
È lì, di fronte a te. Proprio di fronte a te. Ma dove? Sul marciapiede, cazzo. Ti ha aspettato sul marciapiede. Ti saluta. E sorride. Questo non lo doveva fare. Non sorriderti con quel sorriso lì. Quel sorriso che ti aveva sciolto già la prima volta, non c'era praticamente stato bisogno di altro. Ma ora tu lo sai cosa c'è dietro quel sorriso. Sai pure quanto male ti ha fatto.
Sì, certo, lo sai, ma adesso?
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lunedì 16 gennaio 2012
È qui la festa
Recupero del 2005
(da domani si inizia sul serio)
Bologna, appartamento di studenti, interno, tra l'ingresso e il corridoio, ore 22 circa.
-Ehi Ema, allora…? Vieni…?
-Mmm…
-Eddai, me l'hai promesso…
-Mmmmmm…
-Dai che ci divertiamo!
-Sicuro…?
-Sì.
-Sicuro sicuro…?!
-Sììì…!
-Va bene, ma ti avverto, se va come penso io, questa è davvero l'ultima volta.
-Dici così tutte le volte!
-Mmm…
Bologna, altro appartamento di studenti, atrio, davanti alla porta di ingresso, ore 22.30 circa.
-Ma siamo sicuri che a 'sto giro la patata c'è…?!
-Tranquillo Ema…
-Le conosci le tipe che organizzano? Come sono?
-Ehhh…Simpatiche! Dico davvero…! Ma figurati se non hanno invitato anche delle amiche!
-Mmm…Ottimi presupposti…
Bologna, casa delle studentesse, interno, sala, ore 22.35 circa.
[Breve descrizione dell'ambiente: lumini accesi, sparsi per la casa, che fan sempre effetto, mini-stereo che gracchia qualche incomprensibile canzone di cantautore italiano standard, tavolo in fondo alla sala carico di ogni genere di bevande alcoliche a basso costo, nebbia persistente provocata dal fumo di sigarette truccate e non. Ma soprattutto: il 70%, ma anche il 75, dei presenti è assolutamente e inequivocabilmente di genere maschile. E che genere… Un'analisi superficiale rivela un'inquietante maggioranza di ingegneri, massimo massimo studenti di economia. Le ragazze presenti, beh, sono perlopiù simpatiche…]
Bologna, di nuovo atrio, porta appena chiusa alle spalle, ore 2.30 circa.
-Mmm…Una di quelle poche volte in cui mi secca avere ragione…
-Cazzo, sei sempre il solito…Ci siamo divertiti o no…?
-No.
-Cheppalle che sei! Oh, bevuto abbiam bevuto, fumato pure, non è stata poi così tragica!
-E la patata…? L'avevano nascosta nello sgabuzzino per evitare che li distraesse dai discorsi sul Motomondiale…? Sugli scarichi che monta la Yamaha di Valentino Rossi…?!
-…
-È chiaro. Ste feste sono uno specchietto per le allodole… Ci vanno tutti, convinti di trovar patate, e poi… TRAC… Sei costretto a disquisire di carburatori e cambi sequenziali! Ma le ragazze, le patate, ci vanno mai a 'ste feste…? Frequentano circoli privati? Fanno feste "monosex"…?
-Ma…
-Ormai sono per la tesi del grande complotto… Secondo me c'è una loggia massonica delle patate e col cazzo che ci fanno entrare…! Bastardi…!
-Ema, tranquillo… Cazzo, era solo una festa non troppo riuscita.
-Andiamo a casa, va'.
(da domani si inizia sul serio)
Bologna, appartamento di studenti, interno, tra l'ingresso e il corridoio, ore 22 circa.
-Ehi Ema, allora…? Vieni…?
-Mmm…
-Eddai, me l'hai promesso…
-Mmmmmm…
-Dai che ci divertiamo!
-Sicuro…?
-Sì.
-Sicuro sicuro…?!
-Sììì…!
-Va bene, ma ti avverto, se va come penso io, questa è davvero l'ultima volta.
-Dici così tutte le volte!
-Mmm…
Bologna, altro appartamento di studenti, atrio, davanti alla porta di ingresso, ore 22.30 circa.
-Ma siamo sicuri che a 'sto giro la patata c'è…?!
-Tranquillo Ema…
-Le conosci le tipe che organizzano? Come sono?
-Ehhh…Simpatiche! Dico davvero…! Ma figurati se non hanno invitato anche delle amiche!
-Mmm…Ottimi presupposti…
Bologna, casa delle studentesse, interno, sala, ore 22.35 circa.
[Breve descrizione dell'ambiente: lumini accesi, sparsi per la casa, che fan sempre effetto, mini-stereo che gracchia qualche incomprensibile canzone di cantautore italiano standard, tavolo in fondo alla sala carico di ogni genere di bevande alcoliche a basso costo, nebbia persistente provocata dal fumo di sigarette truccate e non. Ma soprattutto: il 70%, ma anche il 75, dei presenti è assolutamente e inequivocabilmente di genere maschile. E che genere… Un'analisi superficiale rivela un'inquietante maggioranza di ingegneri, massimo massimo studenti di economia. Le ragazze presenti, beh, sono perlopiù simpatiche…]
Bologna, di nuovo atrio, porta appena chiusa alle spalle, ore 2.30 circa.
-Mmm…Una di quelle poche volte in cui mi secca avere ragione…
-Cazzo, sei sempre il solito…Ci siamo divertiti o no…?
-No.
-Cheppalle che sei! Oh, bevuto abbiam bevuto, fumato pure, non è stata poi così tragica!
-E la patata…? L'avevano nascosta nello sgabuzzino per evitare che li distraesse dai discorsi sul Motomondiale…? Sugli scarichi che monta la Yamaha di Valentino Rossi…?!
-…
-È chiaro. Ste feste sono uno specchietto per le allodole… Ci vanno tutti, convinti di trovar patate, e poi… TRAC… Sei costretto a disquisire di carburatori e cambi sequenziali! Ma le ragazze, le patate, ci vanno mai a 'ste feste…? Frequentano circoli privati? Fanno feste "monosex"…?
-Ma…
-Ormai sono per la tesi del grande complotto… Secondo me c'è una loggia massonica delle patate e col cazzo che ci fanno entrare…! Bastardi…!
-Ema, tranquillo… Cazzo, era solo una festa non troppo riuscita.
-Andiamo a casa, va'.
giovedì 12 gennaio 2012
È tutta colpa di Bologna
Post di prova, recupero del 2008 o giù di lì.
È tutta colpa di Bologna. Che è una grande città di provincia, dove le migliaia di facce di giovani sono sempre quelle. Ti ci imbatti, le immortali con una fotografia mentale nel tuo archivio, potresti intrattenerci delle relazioni, di qualsiasi natura, ma anche no, e poi continui comunque a ritrovarle nei luoghi e contesti più vari.
Oggi sobbalzavo in bicicletta sul pavè di Strada Maggiore, dopo essermi immesso da Piazza Aldrovandi, passando, come succede almeno una volta al giorno, a fianco al portico dei Servi (annesso cioè alla chiesa dei Servi di Maria) e all'altezza dell'ultima arcata, tra un'imprecazione e l'altra rivolta al fondo stradale, scorgo una ragazza seduta, appoggiata alla colonna, intenta a parlare al cellulare. Mi pare di riconoscerla. Mi concentro, non distolgo lo sguardo, continuo a fissarla mentre mi avvicino. Si accorge di me e ricambia lo sguardo (mi sono sempre chiesto quale strana forma di telepatia spinga le persone a intuire di essere osservati e a cercare chi gli occhi da cui il contatto è partito, fino a inchiodarli alle loro responsabilità).
Mi ricorda un po' la Giulietta Masina de "La strada", sarà il look, una maglietta a righe orizzontali bianche e rosse e un jeans a zampa di elefante un po' vintage, o forse è solo il capello corto e gli occhi grandi e sgranati, o forse non è niente di tutto questo e in realtà nulla aveva a che fare con la Masina se non nel regno delle mie associazioni mentali.
A questo punto delle mie elucubrazioni in realtà l'avevo già riconosciuta. Pescata la cartella giusta dall'archivio. Si chiama Sara, non mi ricordo quanti anni abbia, a suo tempo frequentava il Dams indirizzo Teatro, è di Casale Monferrato, abitava ai tempi in via Capo di Lucca (bellissima via tra l'altro, ci sono passato anche stasera, mi piacerebbe davvero avere casa lì), mi aveva regalato una scatola di ottimi krumiri Rossi (conservo ancora la confezione di latta, ci tengo la mia minima scorta di medicine). Perchè so tutte queste cose? Beh, perchè ci ho intrattenuto una breve relazione circa 4 anni fa, terminata a causa di un altro uomo. Anzi, forse in realtà ero io l'altro uomo. Quando avvenne il più classico degli incontri chiarificatori al bar, davanti a un caffè, mi disse che nel momento in cui ci eravamo conosciuti lei in realtà stava già iniziando a vedere un altro ragazzo su cui voleva investire (termine mio, questo). O almeno questo è quello che ricordo di quanto dedussi dal suo discorso in realtà un po' farraginoso. Insomma se già era presente questa figura non mi spiegavo perchè avessimo iniziato a vederci, come mai fosse proseguito il rituale del corteggiamento, culminato in una cena a casa sua (mi ricordo di aver speso quasi 20 euro per una bottiglia da litro di un'ottima birra belga), in immediatamente successive conversazioni sul divano (sciorinamento dei principali aneddoti ad effetto della propria vita) seguite da progressivo assottigliarsi delle reciproche distanze e barriere e infine naturale conclusione... Insomma l'altro c'era già, giusto? O mi sfuggiva qualcosa sulla tempistica? Fatto sta che non ebbi la forza di oppormi razionalmente alle sue spiegazioni. Non ce l'ho mai la forza in questi casi.
E la incrocio dopo tutto questo tempo sotto il portico dei Servi. Si sarà laureata? Starà ancora con il ragazzo di allora? Ammesso che esistesse e che non fosse semplicemente una scusa? Abiterà ancora in via Capo di Lucca? Mi avrà riconosciuto (lo scambio di sguardi si è protratto finchè non sono passato oltre)? Avrà pensato anche solo a una minima parte delle cose a cui ho pensato io?
È tutta colpa di Bologna.
È tutta colpa di Bologna. Che è una grande città di provincia, dove le migliaia di facce di giovani sono sempre quelle. Ti ci imbatti, le immortali con una fotografia mentale nel tuo archivio, potresti intrattenerci delle relazioni, di qualsiasi natura, ma anche no, e poi continui comunque a ritrovarle nei luoghi e contesti più vari.
Oggi sobbalzavo in bicicletta sul pavè di Strada Maggiore, dopo essermi immesso da Piazza Aldrovandi, passando, come succede almeno una volta al giorno, a fianco al portico dei Servi (annesso cioè alla chiesa dei Servi di Maria) e all'altezza dell'ultima arcata, tra un'imprecazione e l'altra rivolta al fondo stradale, scorgo una ragazza seduta, appoggiata alla colonna, intenta a parlare al cellulare. Mi pare di riconoscerla. Mi concentro, non distolgo lo sguardo, continuo a fissarla mentre mi avvicino. Si accorge di me e ricambia lo sguardo (mi sono sempre chiesto quale strana forma di telepatia spinga le persone a intuire di essere osservati e a cercare chi gli occhi da cui il contatto è partito, fino a inchiodarli alle loro responsabilità).
Mi ricorda un po' la Giulietta Masina de "La strada", sarà il look, una maglietta a righe orizzontali bianche e rosse e un jeans a zampa di elefante un po' vintage, o forse è solo il capello corto e gli occhi grandi e sgranati, o forse non è niente di tutto questo e in realtà nulla aveva a che fare con la Masina se non nel regno delle mie associazioni mentali.
A questo punto delle mie elucubrazioni in realtà l'avevo già riconosciuta. Pescata la cartella giusta dall'archivio. Si chiama Sara, non mi ricordo quanti anni abbia, a suo tempo frequentava il Dams indirizzo Teatro, è di Casale Monferrato, abitava ai tempi in via Capo di Lucca (bellissima via tra l'altro, ci sono passato anche stasera, mi piacerebbe davvero avere casa lì), mi aveva regalato una scatola di ottimi krumiri Rossi (conservo ancora la confezione di latta, ci tengo la mia minima scorta di medicine). Perchè so tutte queste cose? Beh, perchè ci ho intrattenuto una breve relazione circa 4 anni fa, terminata a causa di un altro uomo. Anzi, forse in realtà ero io l'altro uomo. Quando avvenne il più classico degli incontri chiarificatori al bar, davanti a un caffè, mi disse che nel momento in cui ci eravamo conosciuti lei in realtà stava già iniziando a vedere un altro ragazzo su cui voleva investire (termine mio, questo). O almeno questo è quello che ricordo di quanto dedussi dal suo discorso in realtà un po' farraginoso. Insomma se già era presente questa figura non mi spiegavo perchè avessimo iniziato a vederci, come mai fosse proseguito il rituale del corteggiamento, culminato in una cena a casa sua (mi ricordo di aver speso quasi 20 euro per una bottiglia da litro di un'ottima birra belga), in immediatamente successive conversazioni sul divano (sciorinamento dei principali aneddoti ad effetto della propria vita) seguite da progressivo assottigliarsi delle reciproche distanze e barriere e infine naturale conclusione... Insomma l'altro c'era già, giusto? O mi sfuggiva qualcosa sulla tempistica? Fatto sta che non ebbi la forza di oppormi razionalmente alle sue spiegazioni. Non ce l'ho mai la forza in questi casi.
E la incrocio dopo tutto questo tempo sotto il portico dei Servi. Si sarà laureata? Starà ancora con il ragazzo di allora? Ammesso che esistesse e che non fosse semplicemente una scusa? Abiterà ancora in via Capo di Lucca? Mi avrà riconosciuto (lo scambio di sguardi si è protratto finchè non sono passato oltre)? Avrà pensato anche solo a una minima parte delle cose a cui ho pensato io?
È tutta colpa di Bologna.
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