mercoledì 18 gennaio 2012

Il semaforo

Raggiungi il semaforo. Sei di fretta. Devi attraversare. Il semaforo è rosso. Rimbalzi tra un piede e l'altro nell'attesa. Lanci lo sguardo all'altro capo delle strisce pedonali. La vedi. È lei. Sì, non c'è dubbio, è lei. Non pare averti visto. Ti guardi attorno, non c'è posto dove nascondersi. E non hai alternative, devi attraversare quella strada. Fai l'unica cosa possibile, in un amen ti sposti dietro quel grosso tizio col cappotto grigio e la cuffia da pescatore che sta pure aspettando il verde.

Hai meno di un minuto per pensare al da farsi. Pensi. Cosa fai? È sicuro che ti vedrà. Non siamo a uno di quei mega attraversamenti pedonali giapponesi dove in pochi secondi transitano migliaia di persone. Hai mai visto due che si fermano in mezzo a un mega attraversamento pedonale giapponese per salutarsi e scambiare due chiacchiere? La saluti? La saluti e ti fermi. Fai il brillante, lo splendido, un po' di conversazione sugli ultimi mesi. Cosa hai fatto in questo periodo? Era un po' che non ci vedevamo. Sì sì, tutto bene, solite cose, solita vita. Naaah. Non ne sei in grado. Non lo sei e lo sai. La saluti rapido e tiri dritto. Sei di fretta, non hai bisogno di giustificarti, ne di dare spiegazioni. Oppure tiri subito dritto, fai finta di non vederla. Magari lei farà altrettanto. O magari non ti vedrà proprio. Per una volta potrà andarti bene, no?

Verde. Stop ai pensieri. Cappotto grigio si rianima, si mette in marcia come una specie di anziano golem. Ora tocca a te. Ti mantieni dietro di lui, procedendo davvero. Troppo. Lentamente. Quanto sei patetico. Fa niente, pietra sopra. Ancora dieci metri. Guardi il cielo, scie di aerei appena passati. Ti guardi i piedi, forse è ora di comprarsi un nuovo paio di scarpe. Ancora 5 metri. Studi la trama del cappotto del golem. Tieni la visuale occupata. Non cedere alla tentazione. Quanto mancherà? Dai che forse l'hai già passata. L'hai già passata, il golem ti ha protetto e lei non ti ha visto. Grande, cazzo. Ce l'hai fatta. È ora, alzi gli occhi.

È lì, di fronte a te. Proprio di fronte a te. Ma dove? Sul marciapiede, cazzo. Ti ha aspettato sul marciapiede. Ti saluta. E sorride. Questo non lo doveva fare. Non sorriderti con quel sorriso lì. Quel sorriso che ti aveva sciolto già la prima volta, non c'era praticamente stato bisogno di altro. Ma ora tu lo sai cosa c'è dietro quel sorriso. Sai pure quanto male ti ha fatto.

Sì, certo, lo sai, ma adesso?

2 commenti:

  1. .... mi permetto, adesso niente, quel sorriso appartiene al passato, quel sorriso dovrebbe ricordarti tutte le cose buone e non la fine. Niente dura per sempre ma nulla è la fine tranne la propria morte. I finali fanno male ma devono per forza radere al suolo tutto quello che ci fu? Qualunque cosa sarà partirà da una base diversa, inutile giudicare con il vecchio sistema, inutile cercare il riflesso in uno specchio rotto.

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    1. Eheheh, hai ragionissima.

      Ma comunque niente di tutto questo è successo sul serio, eh, giuro.

      È solo una specie di "what if". ;)

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