martedì 27 marzo 2012

La parentesi Sasha

Training the brush - Pt.4 - Dove sei?
- Sto arrivando. Tu?
- Sono in ufficio, ti aspetto.

Clic.

Si era sempre chiesto chi avesse incominciato a chiamarlo "l'ufficio". Non era poi così importante, ma pensava che bisognasse rendere merito allo spirito antifrastico insito in questa definizione. L'ufficio non era nient'altro che una piccola enoteca in pieno centro, diventata principale posto di ritrovo per due validissimi motivi: la qualità dei vini (certo, un po' più costosi della media, ma vuoi mettere come migliora la qualità della vita quando una sbronza come si deve non lascia postumi?), e soprattutto la collocazione, in una piccola viuzza per cui transitava chiunque, un po' come quel fiume sulla cui riva dovremmo sederci per veder passare il corpo del nostro peggior nemico, e nel frattempo di tutti gli altri.

- Ma hai già un bicchiere in mano!
- Se devo fidarmi dei tuoi "sto arrivando"...
- Non trovo mai parcheggio.
- Abiti qua dietro, cazzo. Vieni a piedi!
- Cheppalle, ti odio quando fai il salutista.
- Ma che c'entra il salutista adesso. Sei tu che sei pigro.
- No comunque devo raccontarti un sogno pazzesco che ho fatto stanotte.
- Oh, ma hai visto quella? Uguale a Sasha Grey!
- Insomma ricevevo un pacco dall'Enel. Ma Sasha Grey dove?
- Massì, le stesse sopracciglia malefiche, quelle da brava ragazza posseduta dal demonio.
- Posseduta, soprattutto. Nel pacco, anzi sopra, c'era un biglietto, che diceva-
- Ma si può smettere di fare porno così giovani? Vabbè che ci ha dato dentro, ma cazzo no. Tanto a fare l'attrice seria non sfonda.
- Eviterò le battute. Ma trovati una nuova passione. Non è che manchi la carne fresca. Ultimamente mi prende molto Jessie Andrews.
- E chi è?
- Una biondina, super giovane, faccia d'angelo, occhioni e nasino all'insù, solo che poi si fa fare delle robe... Col biglietto l'Enel mi avvertiva che il pacco conteneva un gas pericoloso e di non aprirlo assolutamente in casa.
- E tu che hai fatto? Ma robe tipo? A livello di Sasha?
- Sono corso fuori di casa col pacchetto in mano. Mi piace che hanno in comune questa passione nel farsi dominare, nel godere a subire violenza.
- Ancora che fai pubblicità a sta Jessie Andrews? Ma chi cazzo sei il suo ufficio stampa? Dai che è una mezza delusione, non è neanche retroattiva!

Il terzetto si era ricomposto. Non c'era sul serio bisogno di darsi appuntamento. Quando tornavano in città, il ritrovo scattava automatico. Il luogo era noto, e così anche l'ora, che poi come in tutte le città del Nord-Est corrispondeva a quella fascia pre-serale in cui la gente si riversava per strada, beveva un paio di bicchieri, faceva quattro chiacchiere e poi spariva nel nulla, lasciando il centro deserto a un'ora in cui nel resto del mondo le città si animano di vita notturna. Tanto valeva godersi quel poco che c'era a disposizione.

- Eh?! Retroattiva?
- Retro... Attiva...
- ...
- ...
- Ma dai non vi è piaciuta? Perchè bisogna essere per forza volgari, o usare espressioni inglesi? L'italiano ha tutte le risposte.
- Retroattiva fa cagare.
- Sì. Anche a me.
- Insomma poi stavo nel mezzo del giardino, e dovevo aprire il pacco per verificare che quanto scritto sul biglietto fosse vero.
- Scemo quanto nella vita vera.
- Che pacco ha ricevuto?
- No, niente, è un sogno. Lo apro e poi cerco di scappare subito via.
- Dio cheppalle i sogni, interessano solo a chi li fa. Sarà ben meglio quella tizia là?
- Che chiappette. La primavera mi uccide.
- Peccato che abbia le basette.
- Riesci sempre a cagare la minchia, eh? Ci credo che sei single da una vita.
- Le femmine bisogna amarle tutte, mica a pezzi. Non ti metti mica con un paio di tette, o con un culo.
- Parla per te. Io con quel culo mi ci sarei messo.
- Sperando che sia "retroattiva"...
- Va bene, occhei, me lo rinfaccerete tutta la vita?
- No, non credo, devi prima finire di pagare per "masterizzare".
- Ahahah, cazzo è vero, masterizzare! Me n'ero dimenticato.
- Che stronzi che siete. Ci stava. Aveva un perchè. Il disco vergine, la masterizzazione. Dai la metafora viene naturale.
- Esistono pure le brutte metafore, eh.
- Ma brutte forti. Ma non scappo correndo. No. Come un idiota mi metto a strisciare per terra, sui gomiti.
- Poi ci raggiunge la tua amica?
- Ma chi, la giovanissima, proprio lei?
- Non dire così che mi fai sentire di un vecchio...
- Ormai sei vecchio. Vecchio e pure maledetto, come cazzo è possibile che ci provi con te ogni volta io non lo so.
- Non ha senso. E tu la rimbalzi pure, cristosanto.
- Sto gas, che poi è un veleno, verdissimo, inizia a espandersi nell'aria, e io intanto striscio, solo che vado lentissimo.
- Mi fa paura. Mi inibisce. Io a una così non credo di starci dietro.
- Non potevo correre? No, striscio, cazzo. Ma perchè? È ovvio che il gas mi raggiungerà.
- Oddio... Non mi sembra così aggressiva.
- Ma no, è che non ho il fisico per farmi una così, mi prende un coccolone, secondo me ha degli standard altissimi.
- Infatti mi raggiunge. E io procedo sempre più lento, le braccia mi pesano un casino.
- Non mi si rizzerebbe neanche, troppa ansia.
- Mica è Sasha Grey!
- Sei arrivato tardi. Per oggi la parentesi Sasha è chiusa.
- Ma perchè abbiamo dovuto mettere sta cazzo di regola su Sasha?
- Perchè è da malati passare tutta la sera a parlare di una pornostar, anzi, che poi è pure ex-.
- E a quel punto perdo conoscenza, e muoio! E mi sveglio di botto, spaventatissimo.
- Ah cazzo, finalmente hai finito. Contento ora che l'hai raccontato?
- Siete delle merde.
- Facciamo che d'ora in poi la parentesi Sasha la possiamo aprire solo quando siamo tutti e tre presenti?
- Occhei, ma se arrivi tardi sono cazzi tuoi.

Nessun commento:

Posta un commento